Ha scelto il numero "10", quello che, a dispetto della numerazione fissa oggi imperante, contrassegna i grandi campioni. Per Agim Ibraimi non è un atto di presunzione, ma la realizzazione di un sogno. "Ho sempre voluto indossare questo numero. Adesso spetta a me dimostrare di essere all'altezza". Arrivato in Sardegna questa mattina, il giocatore macedone ha sostenuto subito il primo allenamento con i suoi nuovi compagni. "Devo ringraziare tutti, sono stato accolto con grande calore. Mi sento come se fossi qui da molto tempo. Conoscevo Conti, il capitano, e Albin Ekdal, che ho incrociato durante una sfida tra le nostre nazionali". Ha voluto il Cagliari perchè è stata la squadra che più di tutte l'ha cercato in maniera concreta. Alcune squadre portoghesi e inglesi hanno dimostrato solo un interesse verbale con il direttore sportivo del Maribor, il suo club di provenienza. Prima di sbarcare in Italia, ha parlato a lungo con il suo connazionale Goran Pandev. "Mi ha detto che il calcio italiano è molto tattico e duro fisicamente. Non ho paura: ho giocato due anni in Europa League, penso di essere pronto per un torneo così impegnativo come la Serie A. Sono solo contento di essere qui". Si sente più un centrocampista che un attaccante, ma non ne fa una questione di ruolo. "In Slovenia principalmente facevo l'attaccante di destra, ma posso giocare tranquillamente dall'altra parte, e mi sono disimpegnato anche come trequartista dietro le due punte. Gioco dove vuole l'allenatore, a seconda delle esigenze di squadra". Domenica contro la Fiorentina Ibraimi non potrà essere a disposizione, in quanto non è stato ancora espletato l'iter burocratico per permettergli di scendere in campo. Agim non ha fretta. "Sono appena arrivato. La cosa più importante adesso è imparare la lingua, in modo da comunicare con i compagni e l'allenatore. Lo considero anche un segno di rispetto verso la nazione che mi ospita". |
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