La dignità degli operai nel miracolo dello stadio Is Arenas
di Gianni Pititu Stavolta non tratterò di cultura in senso stretto, anche se tutto alla fine è e fa cultura. In questo caso, se proprio si vuole trovarne le tracce, si parla di cultura del fare e della giusta gratificazione a chi di quel fare è stato lartefice. Dunque: sabato laltro nello stadio di Is Arenas di Quartu santElena, prima della partita Cagliari-Catania, i tifosi che gremivano le curve e il settore distinti hanno avuto la sorpresa di vedere, proiettato sul maxischermo, un video in cui compaiono gli operai e i tecnici che sono stati i protagonisti di quello che nello stesso video è stato definito un miracolo: laver portato a compimento la costruzione di un moderno stadio di calcio. Il video inizia con una scritta a caratteri cubitali: Senza di voi e si conclude con unaltra che ribadisce e specifica: Senza di voi tutto questo non sarebbe stato possibile. Grazie. Le immagini, davvero significative, erano accompagnate dalle note del brano Knockinon Heavens door dei Gunsn Roses. Un mix di parole, immagini e musica davvero felice. Gli spettatori hanno gradito applaudendo a lungo per questatto dovuto a operai che hanno lavorato anche di notte, sotto stress e con mansioni di alta professionalità e di provata manualità. Un alto richiamo alla dignità del lavoro. Un messaggio formidabile. Uno spettacolo nello spettacolo. Questo il fatto. A parte le considerazioni ovvie e persino trite che portano a una comparazione fra diverse realtà, per cui se in una città è possibile che unopera complessa e di impatto sociale rilevante venga eseguita in pochi mesi, in unaltra servono anni e spesso lo sbocco amaro è unincompiuta, a parte questo, quanto si è visto nello stadio di Is Arenas spinge a qualche utile riflessione sul lavoro operaio. Mio padre era un operaio ed io ne sono andato sempre orgoglioso. Mi commuovo quando penso al minatore e alla sua dura e rischiosa fatica, mi sono sempre commosso quando anni fa andavo nei paesi della provincia a intervistare le vedove bianche, le mogli degli emigrati, sole in casa coi propri figlioletti ad aspettare e a sperare, mi sento vicino alloperaio che perde il lavoro e alla sua famiglia che piomba della disperazione più cupa, mi addoloro davanti allo spettacolo delle loro sacrosante proteste e mi sento coinvolto dalla pena che affligge gli immigrati dallo sguardo perso nel vuoto in attesa di una mano di conforto e di aiuto. Tutto questo aldilà e al di sopra di tutte le ideologie, spesso ipocrite e fallaci. Loperaio nella sua umanità, nella sua integrale onestà, nella sua nobiltà di lavoratore senza orpelli e senza infingimenti: questo mi interessa, questo mi coinvolge: lopera sua che consente a tutti di credere nella produttività, nel progresso, nella certezza e sicurezza del domani. Quel video proiettato nello stadio quartese rappresenta lapoteosi delloperosità, dellimpegno, della fede nel lavoro. Un grazie di cuore agli operai, un grazie alla sensibilità di chi (in questo caso il Cagliari Calcio) si inchina davanti alla loro fatica. |
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