Un fiume rossoblù si è riversato per le vie della città. C'era tutto il Cagliari Calcio: i giocatori della prima squadra con in testa il capitano Daniele Conti, lo staff tecnico, i ragazzi e i tecnici delle giovanili, quindi i dirigenti e i dipendenti al completo. C'erano soprattutto i tifosi: 600, 700, 1000, difficile contarli, ma erano tanti e forse non sarebbe nemmeno giusto quantificarli. Gente comune, di ogni età, uniti da una comune fede calcistica. Tutti con i loro striscioni, le bandiere e una passione immensa per i colori rossoblù; tutti insieme per la manifestazione "Is Arenas is now", a chiedere di esercitare un loro diritto: quello di entrare allo stadio e assistere alle partite della squadra del cuore, stare vicini ai ragazzi in campo, incitarli, spronarli, fare sentire il loro calore. C'erano anche amici giunti dalla penisola, come il popolare giornalista Ivan Zazzaroni, volto de "La domenica Sportiva" che ha sposato la "causa" del Cagliari: "Non è un problema solo sardo, è un problema nazionale", ha ribadito Ivan. Il corteo, partito intorno alle 11.30 da piazza Unione Sarda, ha percorso via Flumendosa, viale Trieste per fermarsi in piazza Yenne, sotto la statua di Carlo Felice, sede storica dei festeggiamenti per le vittorie del Cagliari. Una manifestazione, è bene sottolinearlo, assolutamente pacifica. Non si è verificato il minimo disordine nè il minimo problema. Del resto lo si sapeva con largo anticipo: la correttezza dei tifosi rossoblù è fuori discussione. Così come non è in discussione il loro amore nei confronti della squadra. Sentimenti che vorrebbero poter esprimere allo stadio, durante le partite. Speriamo presto perchè "Is Arenas is now". Is Arenas è adesso. Guarda le foto |
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